martedì 12 febbraio 2013

Giornalismo, la seconda vita delle storie lunghe



La sintesi è da sempre considerata uno dei talenti fondamentali di un vero giornalista: pochi concetti asciutti, frasi brevi, andare dritto al sodo. Eppure la storia del reportage è piena di articoli lunghi e articolati, dove spesso l’autore diviene protagonista, esprimendo in prima persona i propri pensieri. Oggi le cose sono diverse e il giornalismo “lungo” è un po’ in crisi, per lasciare spazio a nuove forme di racconto multimediali, incrociando il testo con foto e video.   

In un interessante articolo pubblicato sul Columbia Journalism Review, il giornalista Dean Starkman ha puntato il dito contro i grandi giornali americani che hanno tagliato drasticamente lo spazio dedicato alle storie lunghe.
In un mondo in cui l’informazione viaggia veloce e le notizie si consumano come panini al fast food ecco che gli articoli estesi non portano attenzione ed entrate pubblicitarie. Meglio puntare su altro. Ma è davvero un male o soltanto il sintomo dei tempi che cambiano? Un’evoluzione del giornalismo è qualcosa di buono oppure la sua morte? Sono temi di grande attualità a cui è ancora molto difficile dare una risposta concreta e lo dimostra il grande dibattito scatenato dall’articolo. 

Di certo la nascita di nuove forme di narrazione a metà tra racconto, videogioco e documentario apre possibilità molto stimolanti per accrescere le nostre modalità di comunicazione, ma è pur vero che la potenza della scrittura per certi versi rimane ineguagliata. In questa corsa alla notizia rapida, alla galleria fotografica sorprendente, alle infografiche colorate ed esaustive, forse si perde il gusto per le storie, per i piccoli racconti di portata universale che spesso sono il cuore del grande giornalismo. Va bene dunque il connubio con il web, di cui certo non si può più fare a meno, ma sempre con una connessione con quel buon vecchio andare a cercare le notizie per la strada (sia pure telematica), oppure si rischia di diventare solo freddi rilanciatori di microcontenuti web. E i racconti dell’oggi si perderanno nel chiasso del nulla.

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