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Connie Zhou, Dove batte il cuore di internet |
Il fronte anti-Google si estende a mezza Europa: gli editori
di vari Paesi, infatti, chiedono a gran voce una legge che limiti lo strapotere
del gigante di Mountain View. L’accusa è quella di cui parlavamo pochi giorni
fa: fare soldi con la pubblicità utilizzando i contenuti realizzati da altri,
non solo articoli e prodotti editoriali, ma anche musica e video.
A scendere in campo sono arrivati ora anche i portoghesi e gli
svizzeri che insieme ai colleghi italiani, francesi e tedeschi vogliono che
Google paghi i cosiddetti “diritti vicini” per i contenuti che vengono
indicizzati, rendendo il copyright non gratuito come è oggi.
La riforma della legge sul diritto d’autore diventa così da
battaglia singola una lotta coordinata con i gruppi che stanno facendo pressione
sui rispettivi governi e parlamenti, perché si arrivi a una migliore
integrazione tra mondo digitale e analogico e un mercato online che non sia
selvaggio. La richiesta è poi anche quella di più libertà: contro la posizione dominante del motore di ricerca potrebbe andare l'Antitrust europea con una multa pesante.
Mentre in Germania è partito l’esame al Parlamento della “Lex
Google” per proteggere la proprietà intellettuale online, a cui l’accusato si
sta opponendo con una pesante compagna di raccolta firme, in Francia il governo
ha nominato un moderatore per trovare una soluzione, mentre da noi si dovrà
probabilmente aspettare la nuova legislatura per far muovere qualcosa.
Ma la guerra a Big G è anche, e soprattutto, sui profitti:
troppi soldi guadagnati senza denunce al fisco. Con vari stratagemmi, infatti,
il motore di ricerca non paga le tasse nei singoli Paesi. Il nostro Ministero
dell’Economia ha reso noto che dalle indagini su Google per il periodo
2002-2006 risulterebbero oltre 240 milioni di euro di redditi non dichiarati e
una evasione Iva di più di 96 milioni di euro. E la maggior parte di queste entrate, circa il 97 per cento,
deriva dalla pubblicità, il cui traffico supera di gran lunga quello dell’editoria
(500 milioni dalla ricerca sul web contro i 350 del gruppo RCS, ad esempio).
Insomma, la già ristretta fetta di guadagni dell’editoria
sta venendo rosicchiata sempre più in fretta da Google, e questo non va proprio
giù. La speranza è arrivare a un accordo che soddisfi tutti e porti a una
regolazione del web equa che non danneggi i navigatori.
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