venerdì 30 novembre 2012

Google Vs Editori 2: la guerra diventa europea

Connie Zhou, Dove batte il cuore di internet


Il fronte anti-Google si estende a mezza Europa: gli editori di vari Paesi, infatti, chiedono a gran voce una legge che limiti lo strapotere del gigante di Mountain View. L’accusa è quella di cui parlavamo pochi giorni fa: fare soldi con la pubblicità utilizzando i contenuti realizzati da altri, non solo articoli e prodotti editoriali, ma anche musica e video.

A scendere in campo sono arrivati ora anche i portoghesi e gli svizzeri che insieme ai colleghi italiani, francesi e tedeschi vogliono che Google paghi i cosiddetti “diritti vicini” per i contenuti che vengono indicizzati, rendendo il copyright non gratuito come è oggi.

La riforma della legge sul diritto d’autore diventa così da battaglia singola una lotta coordinata con i gruppi che stanno facendo pressione sui rispettivi governi e parlamenti, perché si arrivi a una migliore integrazione tra mondo digitale e analogico e un mercato online che non sia selvaggio. La richiesta è poi anche quella di più libertà: contro la posizione dominante del motore di ricerca potrebbe andare l'Antitrust europea con una multa pesante.

Mentre in Germania è partito l’esame al Parlamento della “Lex Google” per proteggere la proprietà intellettuale online, a cui l’accusato si sta opponendo con una pesante compagna di raccolta firme, in Francia il governo ha nominato un moderatore per trovare una soluzione, mentre da noi si dovrà probabilmente aspettare la nuova legislatura per far muovere qualcosa.

Ma la guerra a Big G è anche, e soprattutto, sui profitti: troppi soldi guadagnati senza denunce al fisco. Con vari stratagemmi, infatti, il motore di ricerca non paga le tasse nei singoli Paesi. Il nostro Ministero dell’Economia ha reso noto che dalle indagini su Google per il periodo 2002-2006 risulterebbero oltre 240 milioni di euro di redditi non dichiarati e una evasione Iva di più di 96 milioni di euro.  E la maggior parte di queste entrate, circa il 97 per cento, deriva dalla pubblicità, il cui traffico supera di gran lunga quello dell’editoria (500 milioni dalla ricerca sul web contro i 350 del gruppo RCS, ad esempio).

Insomma, la già ristretta fetta di guadagni dell’editoria sta venendo rosicchiata sempre più in fretta da Google, e questo non va proprio giù. La speranza è arrivare a un accordo che soddisfi tutti e porti a una regolazione del web equa che non danneggi i navigatori.

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