venerdì 27 luglio 2012

Il lavoro di giornalista

Ivan Carvalho collabora come corrispondente per Monocle. Persona brillante, grande conversatore e ottimo giornalista, ci racconta in queste battute il senso di una professione stimolante e impegnativa, che richiede dedizione e senso della responsabilità. Una professione che si acquisisce sul campo e per la quale non c'è Master che tenga.  

Lavori per un magazine importante. Quanto conta nel tuo mestiere conoscere al dettaglio la linea editoriale del giornale? 



È fondamentale. Ogni giorno ricevo tantissime email e chiamate dagli addetti alle PR che mi descrivono i loro nuovi prodotti, servizi e iniziative, che sia una sedia limited edition opera di un noto designer, o un nuovo brand che vuole lanciare qualcosa online o una galleria d’arte che promuove un artista emergente. Conoscere la linea editoriale del periodico è la chiave per valutare istantaneamente il valore delle proposte, in modo da non rimanere bloccato e perdere tempo prezioso, tempo che potrebbe essere dedicato a parlare con altre persone o a trovare informazioni e dati online. Al telefono provo a inquadrare le proposte che mi vengono fatte attraverso domande di rito (chi, cosa dove, perché, ecc) per capire se c’è sostanza nella storia. Spesso con alcune imprese di PR con cui ho contatti mi è subito chiaro che non hanno letto il nostro giornale e che non hanno alcuna familiarità con i contenuti o rubriche e format che usiamo nel divulgare le nostre storie. Devo valutare in tempi brevi il merito della proposta, qualche volta può semplice essere giudicare l’estetica di un prodotto o il packaging, o magari se il nuovo prodotto di una compagnia è a tutti gli effetti “rivoluzionario” o “evoluto” come sostengono gli addetti alle PR o se è un qualcosa che è stato già presentato al pubblico e ha ottenuto consenso. Col tempo, si acquisisce abbastanza esperienza per navigare nel mare delle proposte e trovare cosa è rilevante per il giornale. Ciò implica dover parlare con gli editori e colleghi e ottenere da loro dei feedback, anche se io credo di aver un certo istinto per quella che potrebbe essere una buona storia per Monocle. Ogni giornale ha un suo stile particolare, un suo modo di raccontare e di presentarsi visivamente, e un buon giornalista può essere in grado di giocare d’anticipo rispetto a ciò che funziona sulla pagina.

Come definiresti il lavoro di redazione?  

Come corrispondente, è necessario impegnarsi in modo costante nella ricerca: esplorando il mondo online, passando da un giornale all’altro, leggendo opuscoli e brochure, ecc. Dovunque io mi trovi, cerco materiali da studiare per farmi venire in mente nuove idee. Può essere un giornale in un aereo di linea o, magari, un volantino in un hotel. Naturalmente, ciò che è davvero importante, qualcosa che oggi non è tenuto nella giusta considerazione, è intrattenere rapporti con contatti e fonti. Sono quelli che potremmo definire “vecchi social media”: incontrare chi lavora in un’industria, imprenditori, designer, negozianti, distributori, giornalisti, pubblicitari, addetti alle PR, artigiani, ecc. Il contatto umano è importante e spesso grazie a un drink o a una visita in un negozio puoi scoprire una ricchezza di materiale in grado di aiutarti nel mettere a punto una storia o nel completare un articolo. In ufficio ho i canali delle news, molti dei quali sono network internazionali. Il tuo lavoro non ha un orario specifico, dalle 9 alle 5, o dalle 9 alle 6. Anche durante la pausa pranzo io spesso sono in chat con un capo/uno chef/un cameriere/un maitre, per informazioni riguardo un’area da visitare o un luogo anche se non sono nei paraggi. Devi sempre tenere dritte le antenne, in aeroporto, sul treno, quando passaggi. Essere un corrispondente e coprire l’area di informazione di una città piuttosto che di un Paese vuol dire stare all’erta rispetto a tutto quello che ti succede attorno. 

 Quali sono le fasi tecniche per la scrittura di un buon articolo? 

Ricerca, ricerca, ricerca. Una buona storia è il risultato di un’attività di scavo ed estrazione di dettagli e non il semplice fidarsi di ciò che altri hanno già scritto. Anche se scrivi di un argomento che è già stato ampiamente trattato, come il Vaticano, o un brand molto conosciuto, ci sono sempre nuovi dettagli e aneddoti che puoi trovare se sei insistente e curioso. Devi sempre fare domande. Molto vedo storie in cui i giornalisti semplicemente copiano cose già dette nel passato. Nel nostro campo, si dice spesso che saper vedere come dei giornalisti non vuol dire essere esperti, e che abbiamo un campo conoscitivo largo un chilometro e mezzo e profondo un police, ma un buon corrispondente può sviluppare un grado di approfondimento sufficiente a scrivere una gran ricchezza di argomenti e far sì che sembrino testi di esperti. Hai bisogno di preparare le domande, ma spesso sapere osservare quando intervisti un soggetto, tenere d’occhio piccoli dettagli, cosa stanno indossando o, che so, guardarsi attorno in una factory o durante un workshop e accorgersi delle cose alle pareti, degli effetti personali, ecc, può aiutare a trasportare il senso di una storia nella vita vera e renderla più intima. Sono stato in parecchi workshop e factory durante i miei viaggi, ci sono suoni e odori unici e devi essere sicuro di essere abbastanza aperto per recepirli tutti e prenderne nota. Può aggiungere una certa ricchezza alla tua storia descrivere l’odore proveniente da una conceria o il suono di una macchina per fare il feltro vecchia di dieci anni. Devi essere sicuro che tutti I tuoi sensi siano all’opera. Devi anche metterti a nudo, intervistare vuol dire conversare e non fare un’interrogazione. Spesso le persone sono più rilassate dopo l’intervista “formale” ed è in quel frangente che vengono fuori i commenti più interessanti. É importante essere sempre pronti con una penna e un figlio di carta per buttare giù qualche spunto.  

Quali sono gli argomenti di cui ti interessi in modo particolare?  

Amo molto la varietà del mio lavoro. Un giorno posso andare in visita nell’ufficio di un CEO di un famoso brand di moda, di design o di arredamento, e il giorno dopo trovarmi seduto al posto di dietro di un motorino perché il mio fotografo mi trascina dietro una qualche storia nei vicoli e nelle viuzze di Firenze. Sono stato sull’acqua su una patrol boat della Guardia di Finanza che viaggiava a 40 nodi nel Golfi di Napoli e a 200 metri dal livello del mare nelle Alpi per scrivere un pezzo sui produttori di formaggio. Il mio lavoro non è mai scontato e mi stimola molto. Sono fortunato ad assistere al dietro le quinte di alcune delle compagnie e imprese più importanti e che fanno parte della nostra vita quotidiana, ma che si conosco per lo più per un marchio. Ho l’opportunità di incontrare queste figure davvero interessanti, gli uomini e le donne che stanno dietro le compagnie, e apprendere la loro storia.  

Esiste, secondo te, una vocazione per fare il corrispondente oppure è necessario seguire studi particolari? 

Non devi essere generalista. Un background in scienze umane – nel mio caso una laurea in scienze politiche – è la cosa migliore per essere completo e consapevole del contenuto storico e non solo del lato riguardante la contemporaneità. Molto si apprende lavorando e con la pratica si acquisiscono anche i trucchi del mestiere. Prima che partisse la mia carriera giornalistica ho lavorato nelle ricerche di mercato, impiegando ore in conversazioni telefoniche con compagnie e utenti per intervistarli circa l’utilità dei prodotti e servizi che usavano. Ho scoperto di essere in possesso di un’abilità, una conversazione scorrevole e la capacità di portare le persone a rivelarsi anche solo con un atteggiamento amichevole e non invadente, o troppo tendente al manager. Sono un ottimo conversatore o, almeno, è quello che mi dicono, e penso sia importante quando ti occupi di intervistare le persone. Devi leggere le persone e sapere quanto voglio dirti e condividere, quanto sono aperti già dal primo incontro e poi, da quel momento, calibrare le domande. Spesso le mie interviste sono informali, è semplicemente avere un gradevole scambio via chat con qualcuno ed essere curiosi. Queste cose non le impari in un Master o in una scuola di specializzazione di giornalismo. Sono stato fortunate ad aver lavorato in periodici simbolo come Wired negli USA e Domus in Italia, così come mettere piede all’Associated Press a Roma. Ho potuto imparare da colleghi più maturi molte piccole cose che un corso o una scuola non avrebbe mai potuto darmi.

Nessun commento:

Posta un commento