mercoledì 28 novembre 2012

Fotografia - Siamo ancora capaci di vedere?

Anagram, Instagram Blog

Milioni di nuove foto ogni giorno. Immagini ovunque, sulle riviste, su internet, per strada, sui vestiti. Mai come oggi le fotografie sono presenti in ogni aspetto della nostra vita, talmente tanto che ormai siamo anestetizzati e incapaci di digerirle tutte, cosa che sarebbe comunque impossibile. La fotografia è passata a essere arte per pochi eletti a strumento a disposizione di tutti, e tutti si sono scoperti fotografi anche grazie alle nuove tecnologie come smartphone e programmi come Instagram.

È un bene per la nostra cultura visiva? Ci sono due correnti di pensiero distinte: una sostiene che l’alto numero di foto che si producono è tutto a vantaggio della fotografia stessa e della nostra capacità di interpretare e archiviare il presente. Dall’altra parte si punta il dito sulla scarsa qualità dei contenuti: si scatta in modo superficiale per poi dimenticare, si aggiungono effetti simpatici con i vari programmi per nascondere immagini mediocri.

Il problema, però, è più profondo e non è certo nato con l’iPhone. Nel nostro Paese c’è una scarsissima educazione all’immagine figlia di un atteggiamento vecchio per cui la parola è sempre più importante dell’aspetto visuale. I romanzi sono quindi meglio dei fumetti, gli articoli scritti più importanti delle foto. Sui giornali in particolare quest’ultime sono mere illustrazioni e non offrono livelli di lettura nuovi. Anche sui siti web dei quotidiani si fa un uso dell’immagine più improntato alla curiosità banale che alla riflessione.
   
Come si può uscire dall’indistinta sbornia visiva? A provare a dare una risposta sono, ad esempio, varie riviste legate alla fotografia o all’arte, dove le immagini diventano protagoniste e a volte non hanno bisogno né di una spiegazione e nemmeno di didascalie, creando con la loro sola presenza un senso che varia a seconda del fruitore. Gli esperimenti si moltiplicano, ma l’impressione è quella di andare solo a complicare ulteriormente le cose, senza sbrogliare la matassa.

Per avere una prossima generazione capace di tornare a osservare realmente il mondo si dovrebbe prima di tutto insegnare fin dalla scuola a guardare, studiano cultura visiva e non una noiosa e poco strutturata storia dell’arte, affiancando allo studio legato alla parola anche uno sulle immagini. Per gli adulti, invece, il compito è non farsi soggiogare dalle vie facili verso l’immagine ma puntare a discernere con criterio cosa guardare e prendersi il tempo di osservare davvero almeno una foto al giorno. Al mondo dell’editoria, siano giornali, riviste o siti web, tocca usare le immagini con criterio, né ghettizzarle al ruolo di illustrazioni didascaliche, né perdendosi in esperimenti artistici poco legati alla realtà. E per tutti il buon proposito di lasciar perdere gli effetti vintage per fotografare la prima cosa trovata per strada.  

Nessun commento:

Posta un commento