martedì 10 luglio 2012

Gianni Mascolo: la forza di catturare l'attenzione


Gianni Mascolo è Art Director del Venerdì di Repubblica, il mensile XL, Affari e Finanza. È responsabile anche della sezione fotografica.

La sua esperienza matura tutta all'interno del gruppo Espresso, dove in passato ha progettato il primo passaggio a colori del quotidiano La Repubblica, e i supplementi Musica, Computer Valley, Viaggi, Salute.

È stato anche Art Director dell'edizione italiana del National Geographic e ha curato numerose collane di prodotti multimediali.



Non può mancare l’incipit con la domanda di rito: ci racconti un po’ il tuo percorso, dagli studi post diploma fino all’esordio - con un sodalizio che dura ancora - nel Gruppo Espresso?

1981: indeciso tra grafica e fotografia, scelgo la prima e frequento l'Isituto Europeo di Design. Al terzo anno ho la possibilità di fare “praticantato” a Repubblica e scopro la mia passione, la grafica editoriale. Assunto nel 1986, grazie alla crescita del quotidiano e dei supplementi, mi trovo subito a gestire il settimanale economico Affari e Finanza. Negli anni successivi cresce il ruolo e la responsabilità nell'impaginazione del quotidiano e inizio a progettare le prime collane multimediali, (l'America del Rock, Classica...). Nel '92 una delle esperienze più eccitanti: un mese a Parigi per progettare un quotidiano pensato da Repubblica, El Pais, The Indipendent. Negli anni seguenti Eugenio Scalfari mi affida il disegno del settimanale Musica e in seguito il nuovo progetto di Repubblica con l'introduzione del colore, nominandomi Art Director. Come A.D. seguo l'edizione italiana del National Geographic. Con il cambio di direzione, Ezio Mauro nel 1996, mi viene affidato il settore settimanali. In questi anni ho (ri)-disegnato il Venerdì (per tre volte), e anche i supplementi Salute, Viaggi, Computer Valley, TrovaRoma. Ma è sicuramente XL, il mensile di cultura giovanile, che mi ha dato stimoli nuovi. Per il progetto sono stato chiamato dall'Istituto Danese di Arti Grafiche a tenere una conferenza in Danimarca e Norvegia insieme a Luke Hayman (Pentragram-Time) e Dirk Barnett (New York Times-Newsweek). Per il successivo restyling invece è arrivata la Silver Award della SND e ora da pochi mesi siamo in edicola con l'ultima versione più piccola e meno “teen”. Sempre dalla SND quest'anno è giunto l'Award of Exellence per il restyling di Affari e Finanza. Attualmente sto lavorando di nuovo al Venerdì e sviluppando un mio progetto “artistico” fortemente influenzato dal mondo della grafica e delle immagini.

Quali sono i criteri fondamentali per scegliere le immagini di un giornale? Ammesso che in qualche modo si possa generalizzare il concetto, pur tenendo conto delle differenti impostazioni contenutistiche...

Direi un solo criterio che ne racchiude mille: la forza di catturare l'attenzione. C'è un'antica e sana battaglia tra chi scrive e chi impagina: chi scrive ha sempre bisogno di spazio e tutto quello che scrive è fondamentale per il cammino dell'umanità; chi impagina si diverte a tagliare il testo a favore di foto, bianchi, elementi grafici anche per far incavolare quei fighetti dei giornalisti...! In realtà, come sempre, la verità sta a metà strada. Personalmente, la prima domanda che mi pongo leggendo un testo, parlando con il direttore, dando indicazioni per una ricerca iconografica è: qual è l'aspetto curioso, meno visto, accattivante, che puòcoinvolgere il lettore e indurlo alla lettura? Impostare il problema a partire dall'estetica o dalla coerenza con il testo mi sembra sbagliato in partenza. Come grafico poi so che esistono soluzioni che amplificano, aiutano, risolvono. Ovviamente dei parametri tecnici/estetici ci sono ma per me non sono i primi ad essere analizzati, anzi... Trovo che la sfida più eccitante e che rende bellissimo questo lavoro sia proprio questa: trovare una soluzione, un percorso, un'idea sempre originale. Per questo motivo nutro un profondo rispetto, e al contempo un sottile senso di straniamento, per chi ha più competenze specifiche e risposte più precise.

Qual è esattamente il ruolo dell’art director in un quotidiano o in un periodico? So che tu sei anche photo editor e che coordini il reparto dei grafici, grazie alla tua passione e alle tue competenze specifiche, ma in altre realtà questi ruoli sono invece ancora rigidamente separati?

Prima di provare a descrivere il ruolo dell’A.D. vorei raccontare un episodio. Proprio giorni fa ho ricevuto un libro da un importante studio di grafica-illustrazione che collabora con i più grandi giornali italiani, compreso il Venerdì, e che raccoglieva i lavori realizzati negli ultimi anni. Proprio vedendo la differenza di stili e il risultato finale, ho riconosciuto il mio intervento: a parità di potenzialità, i lavori dello studio grafico, avevano una “cifra” differente. L’idea di partenza, lo stile scelto, le indicazioni, la capacità umana di raccordare soggetti diversi (direttore, studio, grafici…) ecco, in parte, il mio lavoro. Più in generale, credo che il “core business” dell’A.D. sia il progetto grafico: personalmente, preferisco lavorare con il mio staff senza ricorrere a contributi esterni: sicuramente fatichiamo di più, produzione e progettazione insieme sono un problema, ma alla fine un lavoro condiviso, non calato dall’alto, fatto con il contributo di tutti, è sentito come proprio e vissuto come una crescita del giornale nel suo insieme. Una volta gettate le basi, si tratta di realizzare con coerenza il prodotto. Per quanto mi riguarda, curando anche la parte fotografica, si tratta di organizzare totalmente la messa in pagina. Insieme al direttore impostiamo il giornale, gli argomenti, il numero delle pagine; successivamente - leggendo i pezzi e/o parlando con gli autori - parte una ricerca fotografica o si organizza una produzione. Oppure si sceglie la via dell'illustrazione o si lavora a una infografica. In tutti questi passaggi l'impostazione di massima (scelta dei fotografi, degli illustratori) e la realizzazione finale passa per me: ho sempre lavorato così e sarei curioso anch'io di sperimentare un lavoro più collettivo.

Il tuo rapporto con la fotografia mi sembra molto stretto, ti ho visto anche in qualche giuria di importanti concorsi, ci vuoi dire qualcosa di più in merito?


A dire il vero la mia prima passione, prima di "scoprire" la grafica, è stata proprio la fotografia. Ricordo con tenerezza le giornate passate a scattare e sviluppare, a sfogliare riviste, a immaginare momenti da fissare. Credo però di aver sentito subito, a pelle, la distanza tra il lato “artistico” della fotografia e il lato professionale. Per questo mi approccio a questo mondo con rispetto ma anche con molte riserve. Preferisco rimanere nel mio ambito professionale e giudicare le immagini dal mio piccolissimo punto di vista: per questo le mie partecipazioni e i miei consigli sono orientati solo ed esclusivamente in rapporto alla mia esperienza e al mondo editoriale che conosco.

Come responsabile di un nuovo progetto grafico, quali sono state le tue creazioni più importanti? E quali cambiamenti apportati a un prodotto editoriale preesistente ti hanno dato maggior soddisfazione?

Sicuramente Musica e XL sono stati, per affinità personali, per il momento in cui sono stati realizzati e per la loro forza innovatrice, tappe importanti. In realtà sono talmente “dentro” ai prodotti, e anche alle loro debolezze, da sentire tutto come un lungo percorso di maturazione che, spesso, non dipende dall’aspetto grafico ma da mille fattori, in primis quello umano oppure quello aziendale. Al momento credo di aver allineato tutti i prodotti a uno standard che mi corrisponde. Il Venerdì è un magazine con un carattere e una presenza che non ha nulla da invidiare a prodotti simili ed è, credo, sufficientemente innovativo per essere un familiare a larga diffusione. XL, nonostante le difficoltà del comparto mensili, esprime un linguaggio decisamente differente rispetto ai maschili-femminili italiani. Ultimamente una bella soddisfazione professionale me l'hanno data il restyling di Affari e Finanza e dei piccoli TrovaRoma, Tutto Milano e dei Trova Città. Dopo diversi anni e approfittando di una intesa speciale con il direttore Massimo Giannini, sono riuscito a disegnare AeF rispettando dei criteri di semplicità e rigore che stanno tenendo nel tempo e dando dei risultati apprezzabili. Per quanto riguarda le piccole guide cittadine, riprogettarne l’identità dopo tanti anni è stata una sorpresa e una conferma. Ho scoperto una vitalità e un attaccamento alla realtà locale profondo e la conferma che faremmo meglio tutti a pensare alle realtà attuali con maggiore rispetto piuttosto che inseguire modelli di “futuro” a prescindere.

Prima hai  accennato a un riconoscimento molto prestigioso ottenuto da XL, la Silver Award 2010 della Society for News Design. Un bel successo, se consideriamo che avevano partecipato più di 10.000 testate da tutto il mondo...


Si, decisamente, ma voglio approfittare dell’occasione per ribadire un concetto fondamentale: il merito è sicuramente del design ma non c’è dubbio che XL incarni un mondo che ci fornisce spunti e realtà per apparire “originali”. Rispetto ai mensili maschili fatti di pin-up, moto, coctkail, comefareilnodoallacravatta o le dieci cose per farla impazzire, è il prodotto in sè a chiamare un linguaggio diverso e nuove strade, magari non perfette ma in linea con quello che si vuole esprimere. Semmai, anche se il riconoscimento è un semplice Award of Exellence, è l’ultimo premio che abbiamo ricevuto per il restyling di AeF che premia di più il nostro sforzo. Il mondo dell’economia non fornisce grandi divagazioni ed è attestato su linguaggi austeri e/o da addetti ai lavori: credo che la pulizia, il rigore e una segnaletica minimal ma chiara abbia dato ad AeF una dimensione differente e più internazionale.














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